"Le stragi nascoste”, spalancato l’armadio della vergogna
Nel 1994 in uno sgabuzzino di Palazzo Cesi a Roma, sede della procura militare, viene ritrovato un archivio con 695 fascicoli, riguardanti crimini di guerra commessi durante l’occupazione nazifascista e occultati subito dopo la guerra.
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(sopra da sinistra: il giornalista Franco Giannantoni e lo storico Mimmo Franzinelli, durante la presentazione del libro organizzata dall'Anpi nella Sala René Vanetti del Circolo di Belforte)
Vicende dimenticate fino al 1994, quando, per puro caso, il procuratore militare Antonino Intelisano, che in quel periodo si occupava del processo contro l’ex ss Erich Priebke, cercò in quello sgabuzzino. Vi trovò un armadio, rimasto per anni con l’apertura rivolta verso il muro, all’interno del quale c’erano dei documenti, archiviati provvisoriamente 34 anni prima, che provavano quelle atrocità. L’armadio conteneva il promemoria "Atrocities in Italy” (atrocità in Italia), che portava stampigliato in chiara evidenza il timbro secret. L’elenco proveniva dal comando dei servizi segreti britannici, venuti a sapere dei fatti durante la campagna d’Italia. «Gli inglesi - spiega Franzinelli - avevano raccolto le denunce presentate dai parenti delle vittime e le avevano integrate con accertamenti e istruttorie sommarie, sufficienti però ad identificare gli elementi principali di ogni singola vicenda. Quando consegnarono il materiale ai giudici italiani, questi pensarono bene di rendere pubbliche solo le denunce contro ignoti, si optò invece per "l’impropria giacenza" in quei casi dove le denunce consentivano di individuare i militari, e non solo tedeschi, colpevoli degli eccidi».

«Le atrocità commesse e per anni nascoste all’opinione pubblica a distanza di tanti anni, con la scomparsa dei protagonisti, trovano oggi nell’azione dei giudici, non una punizione, ma una testimonianza per le generazioni future».